martedì 6 settembre 2011

La manovra Tagghia-tagghia e lo sciopero.


Anche l'Arci, oggi, scende in piazza accanto la Cgil, contro la manovra finanziaria.

"Questa manovra, frutto di improvvisazione e ancor meno credibile nelle cifre della sua ultima versione, non risolve in maniera strutturale il problema del debito ma si limita semplicemente a far cassa tagliando la spesa pubblica e particolarmente quella sociale, si accanisce con una vera e propria operazione di macelleria sociale sui lavoratori dipendenti, i pensionati, le famiglie. Pur con il modesto ridimensionamento dell’ultima ora, il taglio dei trasferimenti a Regioni ed Enti Locali produrrà inoltre conseguenze pesanti in termini di riduzione dei servizi e maggiori tributi a carico dei cittadini. Una manovra socialmente insostenibile e destinata ad avere conseguenze recessive, perché comprime i consumi e non libera risorse per gli investimenti, l’occupazione, il rilancio dell’economia.

E’ grave che si sia scelto di non toccare gli interessi della parte più forte del paese, che nel provvedimento non ci sia niente delle auspicate misure di contrasto all’evasione fiscale, che non si preveda nessun onere a carico della grandi ricchezze e dei grandi patrimoni. Anche i tanto sbandierati tagli ai costi della politica sono insufficienti, non vanno a incidere sulle questioni principali come la riforma del sistema parlamentare, non intaccano le zone grigie dove si annidano la corruzione e la commistione fra affari e pubblica amministrazione. In compenso si tenta di ripristinare per decreto l’obbligo di privatizzare i servizi pubblici locali, in spregio della volontà popolare chiaramente espressa col referendum di giugno.

Ma nel provvedimento del governo non c’è solo improvvisazione e assenza di misure strutturali per la ripresa. C’è anche una chiara impronta classista, con provvedimenti che tradiscono la volontà di usare la crisi per un regolamento di conti contro le rappresentanze sociali e sindacali, come risulta evidente dall’inserimento di un articolo che cancella di fatto i contratti nazionali di lavoro e l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. C’è alla base della manovra l’impronta antidemocratica di un governo che nega il principio costituzionale della dialettica fra le diverse componenti sociali del paese."

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